Abbiate la compiacenza di notare che
scrivo i nomi dei ruoli parentali con l'iniziale Maiuscola, perché
entrambi coinvolti in modo collaborativo nel processo di formazione
dei Figli.
Sì, Padri&Figli, non Madri &Figli.
Perché sostengo che il rapporto tra il primo binomio è riflesso di
come si pongono (o impongono) le Madri. Fino all'arrivo del
cosiddetto affido congiunto o condiviso (se la differenza non è chiara,
questa è sede inadatta per discuterne le sottigliezze legali, oltre
che linguistiche; tuttavia gli interessati potranno approfondire
acquistando il saggio CORPI RIBELLI che ne sviscera i contenuti sotto
diversi profili), in un processo di separazione, chiamati a regolare
il rapporto tra Genitori&Figli, per ciò che concerne
l'educazione e l'accudimento ordinario dei figli, i Giudici hanno
dato sempre priorità alla Madre. I Figli erano collocati per default
presso l'abitazione della Madre, in quanto bisognosi di ciò che una
Mamma ritenessero desse in più rispetto al Papà.
A questa giurisprudenza, ne seguì e si radicò col passare degli anni la
convinzione tra le Mamme separate di avere ragione a
prescindere. Però l'atteggiamento dei Giudici sta cambiando, per
fortuna. E di conseguenza anche quello dei Padri, rassicurati, che
vogliono la riscossa nel riconoscimento del loro ruolo.
Nonostante fossi stata pestata a sangue
dal mio ex marito, ormai 8 anni fa, nei confronti di mia Figlia ho
subito sostenuto il doveroso ruolo di Padre da parte di suo Papà,
supportata dall'equipe di medici che si occupava del suo benessere
psico-fisico. Ritenevo, e ritengo tutt'ora, completante e profondo il
beneficio che la Minore ne avrebbe derivato. E che ora ne deriva,
perché vive da poco più di un anno con lui.
Se richiesta la sua presenza, il Padre
è sempre intervenuto alle riunioni di aggiornamento con l'equipe
medica, mai negando l'opportunità di visite e vacanze con la
Piccola, eppure per 5 anni ha mancato proprio nello svolgimento della
sua funzione genitoriale. Così, per evitare che si attivasse tra me
e la bimba un rapporto di attaccamento morboso, ho tentato (e
ottenuto) di coinvolgere più terapisti possibili UOMINI e più
figure maschili che frequentassero la nostra casa in amicizia. Vedeva
spesso il Nonno, avviai l'attività di un asilo nido in famiglia,
perché mia Figlia mettesse a profitto la presenza di altri Papà.
Pur avendone avute tutte le
buone ragioni, mai ho messo in cattiva luce suo Padre, come sento
fare da tante Mamme separate. E' un atteggiamento che lede gravemente
i Piccoli.Lo dimostra la recente
giurisprudenza, che è finalmente giunta a condannare la violenza
assistita sui Minori, facendo ricorso al
reato della violenza privata (articolo 610) e che, in alcuni casi
accertati, arriva a giudicare le donne maltrattate come conniventi se
non denunciano quanto prima il marito
violento. Se non addirittura come complici, quando i Figli subiscono
abusi da parte del Padre e non fanno nulla per impedirlo. Ben conoscono queste dinamiche intrafamiliari i BA.C.A.
Ricordo di essere stata
sconvolta anni fa dal caso di una Mamma, stimata Medico della
provincia milanese, che era addirittura assurta ai fasti della Stampa
e dei Media TV non tanto perché avesse querelato l'ex marito come
maltrattante e picchiatore, ma in quanto denunciava che le fosse
stato “sottratto” il figlio dai Servizi Sociali, per “rinchiuderlo” in
una casa famiglia, con possibilità di visita di un'ora sola la
settimana. Nota bene: in Italia, per essere ascoltata, una donna non
può giocare la carta del maltrattamento. Chissà perché? Nel suo caso, lo capii in breve.
In confidenza, mi raccontò
della pedofilia dell'ex marito, altro medico eminente, che viaggiava
persino all'estero pur di accontentare le sue perversioni. Quest'uomo, da cui nel frattempo si era separata, ne era già stato condannato. Chiesi di vedere le carte processuali relative all'affidamento del figlio in casa - famiglia,
che contenevano perizie e vari provvedimenti.
Capii che c'era qualcosa che
mi sfuggiva, perché il Giudice aveva depennato l'accusa di
maltrattamenti. Le feci esaminare dall'Avv. Andrea Falcetta, esperto
di Diritto di Famiglia e Abusi su Minori, e dal Commissario Capo
della Polizia Locale di Milano, dr. Ruggero Cagninelli, creatore del
Nucleo Tutela Donne e Minori. Entrambi dissero che la Signora era
sospettata di connivenza se non addirittura di complicità col
marito, perché non denunciò gli atti di pedofilia contro il figlio SUBITO. Quindi, per il bene
del bambino, il Giudice ne decretò l'immediato allontanamento.
Molto carina e gentile, la
signora con la S minuscola aveva tentato di convincere anche me. Ma
non ci riuscì. La mia convinzione della necessità di collaborazione
di ENTRAMBE le figure a concorrere nell'educazione dei Figli mi aveva
tutelata dalla trappola.
Oggi conosco sempre più
Padri alla riscossa. Papà che amano i propri Figli, ma non possono
vederli né frequentarli perché le Madri vi si oppongono anche con
mezzucci come certificati medici di presunte patologie dell'infante
(fasulli?) o con accuse di maltrattamenti (che poi si rivelano false!).
Queste mediocrità,
purtroppo, non vanno solo a detrimento dei Figli, ma anche dei Padri,
e soprattutto delle donne stesse, quelle cui da piccole non venne
raccontata abbastanza la favoletta del “AL LUPO AL LUPO”! I
Giudici stanno smettendo di conferire loro in esclusiva i Figli.
Finalmente agli uomini viene riconosciuta la loro dignità di PADRI.
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