lunedì 7 dicembre 2015

EMILIA ROMAGNA, UNA REGIONE ATTIVISSIMA

Frequento spesso eventi letterari per svagarmi ed arricchirmi. Nel mese di Maggio 2015 mi sono recata alla prima edizione del Festival della Poesia di Mantova. Grazie ad una nuova amicizia maschile, che ora si è persa nei meandri della vita, avevo da poco scoperto quella città, patria di quel Virgilio Nazionale che diede il via alla tradizione poetica italiana. Così quando venni a sapere del Festival, non mi feci sfuggire l'occasione di tornarci. Da sola. L'amicizia maschile infatti era impegnata in uno dei suoi immancabili (a suo dire) eventi sportivi. Che comunque tolleravo, perché ad alto indice di gradimento (e di sopportazione).

Avevo reperito un ottimo B&B di cui volli sperimentare l'ospitalità e non me ne pentii (a tal punto che ne parlo in altro mio blog dedicato ai viaggi fai da te). Pensavo di essermi recata a Mantova per puro diletto, invece. Ora vi racconto perché.Vi erano vari Readings sparpagliati nei luoghi artistici della città di poeti VERI, alcuni misconosciuti, ma altri assurti da tempo a fama internazionale. Ho fatto i migliori acquisti di carta stampata degli ultimi anni. Ma gli acquisti migliori si sono rivelati di natura umana. Tra i poeti misconosciuti, vi era una sindacalista femminista, tale Met Sambiase, che ora non ama più farsi chiamare Met, ma Simonetta. Un percorso formativo presso l'Accademia d'Arte, le ha acceso un forte interesse verso ogni forma artistica ed espressiva. E' presidente dell'Associazione Culturale ExospherePoesiArtEventi  prendendo il nome dallo strato più esterno dell'atmosfera, quello che va a fondersi con lo spazio interstellare, dove le particelle gassose che raggiungono e superano la velocità di fuga (11,2 km/s) non partecipano più alla rotazione terrestre e si disperdono nello spazio.In questi mesi di frequentazione del blog di Simonetta, mi sono spesso chiesta il senso di questa scelta. Grazie a vaghe reminiscenze astronomiche liceali confermate da Madre Wiki, ora lo so. Ebbene, ci scambiammo i contatti, in vista di femministe collaborazioni future. Il momento arrivò intorno alla metà di ottobre, quando Simonetta via Facebook, mi chiese il numero di telefono perché stava organizzando un evento col sindacato di appartenenza, per celebrare la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, il 25 novembre.Come sempre accade quando sono Enti pubblici o Organizzazioni private, nessuna ricompensa sarebbe stata prevista dal sindacato, ma ho azzardato la richiesta di un rimborso spese. Mi è stato concesso e io mi sono organizzata perché da Bardonecchia, dove vivo da un mese, raggiungessi Reggio Emilia in treno. Viaggio di non indifferente entità, ma ormai è la mia missione e non posso tirarmi indietro. Certo, l'occasione è gradita per vendere CORPI RIBELLI – resilienza tra maltrattamenti e stalking. Ma tenete presente che sul prezzo di copertina, a me è riservato un guadagno pari ad 1 euro. Solo un autore italiano è riuscito a diventare milionario a furia di vendere libri col guadagno di un euro alla volta, ma il suo nome era già famosissimo grazie alla tv ed a un varietà che aveva spopolato. Il suo nome era Giorgio Faletti. Il suo libro: IO UCCIDO.Qualcosa mi dice che un libro no-fiction e che tratta argomenti pesantucci, scritto da una illustre sconosciuta come me, non farà altrettanto successo. Se aggiungete il fatto che è dedicato a donne che fanno fatica a riconoscere la violenza e che, quando ci riescono, non si allontanano dal loro picchiatore, allora dedurrete che CORPI RIBELLI non mi farà ricca come fece IO UCCIDO per Faletti. Pazienza. Non sono così ipocrita da negare che la ricchezza economica mi farebbe comodo, ma non sono così veniale da rifiutare quella interiore che mi deriva dalla mia missione. E così parto per questa nuova avventura in quel di Reggio Emilia. Nel giorno in cui gli amici ed amiche di Facebook si scatenano con status in cui aborrono la celebrazione della giornata contro la violenza sulle donne, quasi con sgomento snobistico, o poetessi (provocazione femminista), come gli ottimi Vera Bonaccini o Marco De Angelis, i quali vorrebbero che sostanzialmente meno apparenza e più impegno OGNI GIORNO (come non capirli!), assieme ad un gruppetto di sindacaliste io allestisco l'Auditorium Simonazzi, messo a disposizione dalla CISL in quel di Reggio Emilia. Arrivano alla spicciolata relatori e astanti. Ci si presenta, si chiacchiera amabilmente. C'è un'atmosfrea rilassata ma grintosa. Mi viene presentata per prima la relatrice Margherita Salvioli Mariani, dal viso deciso e i capelli cortissimi, dall'aspetto nature ma curata, Segretaria della CISL Emilia Centrale, che snocciolerà i dati statistici, molto neutrali, ma sempre dolorosi: 220 donne che hanno subito violenza solo in Emilia, di cui 100 morte ammazzate. La dottoressa Salvioli Mariani, però, mette l'accento su altro tipo di violenza, quella che permea il mondo lavorativo quando i riconoscimenti (anche economici) riservati alle donne, non sono mai pari a quelli degli uomini. 

Sopraggiunge un'altra bella e curata donna, molto truccata, con tailleur e capelli lunghi lisci, l'avvocata Roberta Mori, Presidenta (altra provocazione femminista) della Commissione Regionale di Parità, impegnata nella promulgazione di norme e regolamenti atti a combattere le discriminazioni di genere, ovunque si verifichino, dall'ambiente di lavoro, alla medicina. E' orgogliosa della legge quadro del 27 giugno 2015 contro le discriminazioni di genere in Regione Emilia Romagna, che tutti i presenti auspicano diventi modello per una legge nazionale. Perché: “La violenza sulle donne è solo la punta di un iceberg che poggia su discriminazioni molto forti. Che vanno sconfitte con l'alleanza di tutta la Società”.In questa prima fase, per ultima interviene la dottoressa Roberta Pavarini, una biondina, ma determinata, che è Presidenta della Commissione Partecipazione, la quale sottolinea la funzione educativa che devono avere le istituzioni pubbliche a partire dalla Scuola, nella prevenzione delle violenze sulle donne. Racconta con orgoglio come un quartiere di Reggio ritenuto per anni disastrato dal punto di vista del tessuto sociale, sia rinato grazie alla forza e alla collaborazione delle sue abitanti donne.Intanto che aspettiamo di cominciare, mi intervista una giornalista de LA GAZZETTA DI REGGIO. Mi rivolge le domande classiche cui rispondo volentieri a profusione, perché mi sento una vera e propria educatrice in questo ambito, come recita il senso del mio cognome. Sono infatti convinta che la nostra società abbia bisogno di educazione prima di prevenzione. Qui vorrei inserire un concetto un po' rivoluzionario. Questo ruolo educativo preventivo pare sia affidato in primo luogo a noi donne, in quanto madri di coloro che da grandi potrebbero rivelarsi picchiatori. Se infatti educassimo i nostri figli MASCHI al rispetto della donna fin dai primi mesi di vita, dubito che da grandi non lo facciano. Quindi la prevenzione parte da noi donne. Quindi, se gli uomini adulti picchiano le donne, le prime misogine siamo noi donne che non gli abbiamo insegnato i filtri culturali necessari a frenarsi. Se mi leggessero femministe, vorrei confutassero questa mia affermazione. Ma mi sento confortata dalle presenze femminili al tavolo dei relatori (tranne un uomo, messo lì per rappresentanza, solo in funzione del fatto di essere alto dirigente del sindacato): tutte impegnate nel sociale, tutte combattenti, tutte con funzione educativa preventiva.Inizia la fase due del convegno. Al tavolo delle relatrici, è la volta di Simonetta, che mi introduce, e la mia, che racconto. Da parte del pubblico c'è sentita partecipazione, non solo emotiva, ma soprattutto intellettuale. Se, da una parte, vedo i volti di alcuni uomini sbiancare alla narrazione delle violenze subite, segno di vergogna per le memorabili gesta del loro sesso, dall'altra le donne mi rivolgono dalla platea alcune domande birichine, forse con la speranza di mettermi a disagio, provocando in me una reazione di sfida. Non chiedo di meglio. Una signora mi chiede: Come ha fatto per la casa? Ebbene, ho necessariamente testimoniato quando, pur essendo cattolica praticante, con una bimba disabile al collo, pestata a sangue, senza lavoro, senza casa, feci il giro delle istituzioni religiose di accoglienza in Milano e mi vidi rifiutare un qualsiasi sostegno. Noto parecchi astanti sussultare. Alla narrazione di come mi sono tirata su le maniche per reinventare da capo la mia vita da zero, ho visto qualche lacrima scorrere.Vorrei invece che mi chiedessero in particolare: Perché le donne in Italia non scendono in piazza, come invece succede a Ciudad de Juarez in Messico? Me lo chiedo anch'io! Non sono psicologa, ma suppongo che le motivazioni vadano rintracciate in archetipi junghiani. Come anche credo che questo non sia il luogo adatto per sviscerare, sebbene abbia fatto qualche tentativo qui e, meglio ancora, qui. In generale, risponderei facendo riferimenti politici (dal golpe di Renzi alla nostra mancanza di responsabilità nella Cosa Pubblica), al fatto che gli organi di informazione ci vogliono ottenebrati, a partire proprio dalle violenze sulle donne, che, secondo loro, sono sempre perpetrate da extra comunitari, mai in famiglia, quando invece la maggior incidenza di causa di morte per le donne non è il cancro, non è l'infarto, ma è il femminicidio da parte di un partner. Finché i Mass Media useranno termini come: omicidio della passione, raptus della gelosia, mai nessuno saprà la verità.



2 commenti:

  1. Per quel che vale, IO UCCIDO , non fa parte della mia libreria. Tornando serie, grazie ancora Stefania di essere stata con tutte noi.

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    1. Grazie a te, SIMONETTA <3, a voi tutte (e sottolineo TUTTE, NON TUTTI), per aver dato voce!
      circa IO UCCIDO, perdonami, sono lettrice vorace e leggo tutto ciò che ha successo per capire il COME. Ho imparato molto dal Faletti.
      Ma ti tranquillizzo: i libri seguiti al primo, fanno cag!

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