lunedì 8 giugno 2015

AMICHE F A N T A S T I C H E



Ho delle amiche F A N T A S T I C H E. Poche, ma fantastiche. Di tutti i gender. Sì, non di ogni genere, ma di gender. Come chi legge questo blog sa già, ho ricevuto una educazione cattolica, sono eterosessuale, ma  anche tendenzialmente di destra perché intendo incarnare gli ideali del cavalierato, a tutela dei soggetti più fragili, come Donne&Minori. Non da ultimi, coloro che non godono degli stessi diritti civili degli altri, come transgender, omosessuali, siano essi gay o lesbiche, travestiti, drag queen, queer, LGTB.  Queste sono persone cui è negato il diritto di eredità, di avere figli, di sposarsi o di vedersi avallata legalmente la loro unione. Per ovviare al mancato riconoscimento della loro convivenza,  alcuni di loro rimediano adottandosi, come fece qualche anno fa un famoso cantante italiano nei confronti del suo partner, molto più giovane. Ma sono solo piccole strategie che pochi possono assumere, data l’esosità della pratica, sia in termini di denaro che di tempo.  Insomma, quando c’è una fragilità sociale, io ci sono.   

Domenica 7 giugno 2015 è stato realizzato il PRIMO GAY PRIDE di Pavia, ridente cittadina di bigotti cattolici. 

Una delle mie poche amiche mi ha invitata timidamente ad andarci, timidamente perché non aveva mai realizzato questo mio sentire. Eppure, sapeva già che mio fratello è una gaya persona. Evidentemente, sta attraversando un periodo così difficile (la separazione dal marito) tanto da farle mancare la ricezione delle istanze altrui. Ho aderito subito, nonostante la calura e la mancanza di forze che la radioterapia determina nel mio corpo. Ed è stato fantastico. 

Perché abbiamo conosciuto tante persone gioiose, non rancorose, desiderose di cambiare le cose. Perché la mia amica mi ha resa partecipe delle sue trasformazioni. Lungo il percorso tra Milano e Pavia, ci siamo fermate a pranzare in un bar di provincia. L’amica mi confessa di provare attrazione per le donne e di aver già vissuto un amore lesbico. Ordiniamo un paio di panini imbottiti e piatti di finocchi. Due belle donne come noi attirano subito la curiosità della gente di paese. Il barista ci chiede immediatamente se siamo solo di passaggio. Io dico, guardandolo dritto negli occhi, spavalda: Siamo di Milano e siamo qui per il Gay Pride. Abbiamo letto un’ombra nera sul suo viso. Poi il luccichìo nello sguardo dell’uomo attizzato dall’idea di avere a che fare con una coppia di lesbiche e pure belle.  Si allontana costernato. Abbiamo riso come matte. Lei mi dice più volte: Stefi, ti amo perché sei pazza come una cavalla.
Adoro provocare, che ci posso fare? 

A Pavia, raggiungiamo la testa del corteo  in compagnia di due sue amiche lesbo e di altri attivisti conosciuti per strada, più precisamente della AGEDO, l’Associazione di Genitori di Omosessuali. Mi refilano subito una loro bandiera che porto con orgoglio a mo’ di ombrello, in cerca di riparo dal sole. 

L’amica cerca qualcuno che le tracci coi gessetti l’arcobaleno sul viso, dal canto mio mi avvicino al telegiornalista di una TV locale (Pavia TV? Non ricordo!) che, videocamera in spalla, sta chiedendo l’opinione di un uomo di mezza età sui motivi della partecipazione al Gay Pride. Sussurro all’orecchio del cronista: Vorrebbe sentire il parere di una donna milanese, eterosessuale, cattolica e di destra? Il giornalista intuisce lo scoop  e accende su di me. 

Racconto un aneddoto occorsomi proprio in settimana, di un catechista della Comunità di Cammino Neocatecumenale che sto frequentando, il quale mi aveva invitata, assieme a fratelli e sorelle, ad andare in manifestazione  a Roma per protestare contro l’approvazione della nuova legge a tutela dei diritti dei gender, perché, a suo dire, “ci vogliono  traviare i  figli già a scuola per farli diventare omosessuali”.

MAI E POI MAI, ho affermato alla telecamera, MAI E POI MAI ANDREI AD UNA MANIFESTAZIONE CHE NON PERMETTE IL RICONOSCIMENTO DE I DIRITTI DELLE PERSONE, siano esse omo, etero, trans, queer.  Al telecronista brillavano gli occhi nel dirmi che la mia intervista sarebbe andata di certo in onda, perché la PaviaBigottaCattolica ha bisogno di un bello scossone.

Un’attivista di AGEDO ha ascoltato le mie esternazioni e si complimenta. Poi propaga il verbo ai colleghi, nei cui occhi vedo lampeggiare stima e orgoglio, o dovrei dire PRIDE, per me. Scusate se lo scrivo qui, ma la mia autostima è salita troppo a vette incommensurabili per non doverne parlare!

Alcune istantanee di gioia ve le devo passare per condividere la felicità di queste persone e la mia.

Un gay dall’aspetto molto sobrio con camicia alle cui spalle è affissa la scritta: ESTREMO.

Una lesbica biondissima e bellissima e molto donna, infiorettata come una FEMEN.

Una coppia gay di maschi brutti, per smentire il luogo comune che tutti gli omo sono belli.

Un omo bello con l’arcobaleno sul viso che, da come  ballava in piazza, credeva di essere ad Ibiza.

Una nonnina al balcone del terzo piano che si fa il segno della croce e tutto il corteo che la fischia.

Una lesbica camionista brutta come il peccato, ma bella per il viso incendiato di vita.

Una coppia etero, bimbo treenne in braccio al papà, col papà che toccava il culo alla sua signora durante il corteo.

Un ragiunatt, come diciamo noi milanesi per definire uno dall’aspetto di ragioniere di banca, con la T-shirt ufficiale: CERTI RAGAZZI AMANO I RAGAZZI. FATTENE UNA RAGIONE.

Nessun commento:

Posta un commento