martedì 21 aprile 2015

EGOIST

EGOIST! Recitava anni fa la pubblicità di un profumo francese. Oggi è un motto che faccio mio. Sempre a lottare per gli altri! E io chi sono? Per una volta, faccio l'egoista e mi dedico un post. Anche la mia psicologa del SVS/D della Clinica Mangiagalli durante la seduta martedì 14 aprile scorso, mi ha detto due cose:
  1. si dedichi un po' più di attenzione
  2. pianga
Lo stesso pomeriggio, ho messo in atto il primo suggerimento. Ho approfittato del mio tesserino per la gratuità dei trasporti e sono andata in treno a Mantova. Adoro le città d'arte. Ammirare monumenti e chiese, palazzi e giardini, bellezze naturali e negozi, vitalità della cittadinanza: per me sono un toccasana. Ho conosciuto anche una persona bella, dentro e fuori.

Domenica invece ho pianto. Mia figlia ed io siamo andate a trovare la mia consigliera spirituale, una sorella francescana che ha redatto la prefazione di CORPI RIBELLI – resilienza tra maltrattamenti e stalking. Abbiamo partecipato assieme alla Santa Messa in Cattedrale, dove mi sono appuntata un paio di osservazioni fatte dal prelato. Durante la comunione, i fedeli hanno intonato un canto litugico che parlava di Resurrezione. L'ho sentito mio, mentre il Corpo di Cristo scendeva in me. Mi sono inginocchiata sulla panca ed ho lasciato andare le lacrime. L'ultima volta fu 6 anni prima. Ma allora fu una immersione totale nel dolore. Domenica invece è stata la gioia.

Eppure sto attraversando un periodo difficile.

Finché mia figlia abitava con me, percepivo una quota di alimenti piuttosto consona all'alto tenore di vita matrimoniale. Pertanto, allo scopo di garantire a mia figlia il massimo, la sua quota finiva a comporre in parte il pagamento della pigione di un appartamento di lusso. Ma mi sono spesa per la riabilitazione psicomotoria di mia figlia così tanto che il corpo un bel giorno si è spento. Un mese di coma, paralizzata sul lato destro, incapace di articolare parola. Tre mesi di riabilitazione.

Ora mia figlia vive col papà, mentre io, tornata dal Regno dei Morti, mi sono trovata in una casa troppo grande e troppo cara. Ho dovuto smettere di onorare il mio impegno. Sono stata sfrattata.

Per risolvere la situazione debitoria contratta col padrone di casa, il quale invece di pignorare una mia proprietà, l'ha fatto su quella di mia mamma, avvalendosi del diritto derivatomi dalla eredità di mio padre, ho dovuto svendere (sì, sVendere, ho scritto bene: al – 50% della valutazione fattami dagli agenti immobiliari) un terreno ed un piccolo appartamento, entrambi situati al di fuori della Regione Lombardia.

Per poter vendere l'appartamento, gravato da un'ipoteca dall'Ente preposto per la riscossione, ho dovuto sanare un debito contratto da un ex socio. Infatti, l'Ente, non trovando più beni suoi alla luce del sole, si è rivalsa su casa mia. Eppure, non avevo mai derivato redditi da quella società, anzi.

L'Ente ha ricevuto da me i denari a saldo, ha prodotto un documento in cui dichiara di cancellare l'ipoteca, girato poi al notaio, eppure resto invisa alle Banche ancora per tre anni perché il mio nominativo risulta inserito nel sistema di informazioni creditizie EUROSIC, un registro cui banche e società finanziarie possono rivolgersi per per finalità collegate alla tutela del credito e al contenimento dei relativi rischi.

Insomma, se ho bisogno di un prestito, non mi viene dato perché sono sulla black list. Ne derivo pertanto un ulteriore danno. Di conseguenza, sto attivando un avvocato reperito grazie al Patrocinio Gratuito a Spese delle Stato allo scopo di adire l'opportuna azione risarcitoria. Giovedì 23 aprile avremo un secondo incontro in cui gli consegnerò la documentazione, per una prima valutazione.

Lo stesso avvocato forse mi seguirà per trattare il rientro rateizzato con la proprietà dell'alloggio prestigioso dove fui morosa. Tenuto conto che ho già pagato un quinto del debito e che ho a disposizione meno di cento euro al mese, la situazione debitoria verrà risolta in una data compresa tra domani e l'infinito.

Oh, ma dei soldi non me ne curo. Vanno e vengono, anche se qui se ne vanno e basta. Mi peoccupa invece la mia situazione abitativa. Nonostante il diritto alla casa sia sancito dalla Nostra Costituzione, sono senza casa.

Nata, cresciuta, formata in Zona 9 a Milano, dopo il conseguimento di due diplomi, ottenuti in contemporanea, lavoravo in Pubblicità come creativa free lance, realizzando a 19 anni (ovvero 41 anni fa), guadagni stratosferici. Erano gli anni precedenti MANI PULITE. Durante l'adolescenza, tentai tre volte la fuga dall'anaffettività familiare, specie materna, infine me ne andai a 21 anni, sposa di un bergamasco. Ne ero davvero innamorata, ma oggi sono consapevole che per me rappresentò la fuga dall'oppressivo regime genitoriale.

Da poche settimane sono rientrata in Zona 9, dopo qualche peripezia che chiamare disavventura sarebbe mero eufemismo. Infatti, gli anni immediatamente precedenti hanno visto la nascita di una bimba disabile, la distruzione familiare che ne è conseguita, la rottura di aneurisma cerebrale, lo sfratto, il carcinoma alla mammella: finalmente (finalmente?) sono malata oncologica in cura presso l'ospedale Niguarda.

In graduatoria fin dal 2009 per l'assegnazione di un alloggio popolare, subito mi rigettarono la domanda perché non residente in Lombardia da almeno 5 anni. Io sono non solo lombarda, ma addirittura longobarda; lo dedusse Nonno Giobatta da una ricerca sul nostro cognome: indagini accurate ci fanno risalire ad un clan di longobardi scesi nel medioevo in Longobardia per praticare la pastorizia. Ma ho avuto la disgrazia di sposare un piemontese e di andarci a vivere per una decina di anni, perdendo in un colpo solo tutti i diritti.

Il giorno 21 aprile tra le ore 8,30 e le 12, 30 ho fatto il pellegrinaggio della speranza tra via Pirelli 29, Via Larga, Via Statuto, in un gioco di rimbalzi che le autorità mi hanno giocosamente destinato. Ottenendo solo di sapere che sì, sono in bando, che dalla posizione 241 sono scesa alla 661, che non so quando avrò un tetto sulla testa, mentre i miei effetti personali marciscono in uno di quei servizi a pagamento per lo stoccaggio e io sono ospitata a turno da amici e conoscenti dall'animo buono.

Via Pirelli 39 mi ha detto che gli alloggi da attribuire nello stato di fatto sono terminati. Che il numero delle deroghe è stato chiuso a 250 unità. Mi sono spostata in Via Larga, che a sua volta mi ha spedito in Via Statuto con l'idea di ottenere un alloggio destinato alla residenzialità temporanea, dedicata ai singoli in difficoltà. Bel progetto, ancora in alto mare: mancano ancora le convenzioni coi privati. Se ne parlerà tra un anno. Forse.

Adesso che son tornata ad essere una vera longobarda, dopo 6 anni ancora non so che sarà di me. Sola certezza: a giorni inizia la radioterapia all'ospedale Niguarda.
Al termine di questa prima puntata, ottengo solo il suggerimento di sottoporre il mio caso ai Servizi Sociali di competenza. Comincio ad avere cedimenti.

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