Fui vittima di violenza. Ci ho messo
quasi 8 anni ad uscirne. I primi sintomi di guarigione furono
ravvisati dalle psicologhe del Centro Anti Violenza dove mi recai per
farmi sostenere. Dapprima, mi seguì personalmente una loro
psicologa, tra le fondatrici del Centro. Costei mi accompagnò sul
cammino della terapia individuale per 6 mesi circa. Quando mi sentì
pronta al passo successivo, mi inserì nel gruppo di AutoMutuoAiuto
tra una trentina di donne maltrattate, passando la mano alle due
colleghe che lo moderavano. Dopo circa 3 mesi, le psicologhe
proposero un tema di riflessione, riguardante il nostro rapporto con
gli attuali partner, se fosse condizionato dalle violenze precedenti
e in che modo. In diversa misura, tutte le presenti affermarono che
dentro di sé serpeggiava il timore che il passato potesse ripetersi,
sebbene il compagno del presente fosse degno di fiducia. Le ferite
dell'anima sono le più difficili da guarire. Quando fu il mio turno,
presi spunto dalle loro stesse parole e dissi: E' comprensibile che
si abbia timore della violenza, specie se perpetrata dalla persona in
cui riponemmo speranze e fiducia. Ma è anche vero che nell'uomo è
insito il gene della violenza, perché, assieme al bonobo, è la sola
specie animale che ammetta l'uso del genocidio per sottomettere gli
altri individui. Poi sta al singolo individuo recepire gli
insegnamenti che gli arrivano dalla collettività circa il buon
vivere civile, applicandoli come filtri nei rapporti interpersonali.
Pertanto, se vogliamo combattere la violenza, la prima cosa è
riconoscerne la presenza.
Ci fu un attimo di silenzio tombale.
Poi, esplose una delle ex maltrattate e
mi inveì contro, con parole che non dimenticherò mai.
TU SEI PAZZA! IO NON POTREI MAI FARE
DEL MALE NEMMENO AD UNA MOSCA! LA VIOLENZA E' NELL'UOMO, MA NON NELLA
DONNA! RIPETO, TU SEI PAZZAAAA!!!
Proprio chi profferiva queste parole,
mi stava aggredendo. Tacqui per non alimentare la sua veemenza, pur
essendo sconcertata. Avrei lì per lì voluto replicare che è vero,
gli uomini ammazzano e le donne no, ma lo ritenni così palese da
risultare pleonastico. Ero allibita, anche perché, tutte le altre
29, a ruota, mi attaccarono. Forse meno veementi, d'accordo, ma
sempre aggressive e violente.
Finito il consesso, le due psicologhe
mi presero in disparte e mi dissero: Tu puoi anche non venire più
agli incontri, perché sei guarita.
Negli anni a seguire, volli documentarmi, imparare, soprattutto ascoltando gli ALTRI. Donne maltrattate, ancora sotto picchiatore. Esperti legali o medici, come il Nucleo Tutela Donne e Minori della Polizia Locale di Milano, nella persona del commissario capo Dr.Ruggero Cagninelli, che ne fu il fondatore, ora trasferito perché ne possa avviare altri. O come la Medicina Legale, perché se non muoiono ammazzate, queste donne restano invalide nel corpo o nella mente. Il CIPM, un organismo interdisciplinare capitanato dal Prof. Paolo Giulini, criminologo clinico, che si occupa di trattare i sex offenders imprigionati nei tre poli carcerari di Milano, non perché siano migliori delle vittime, ma perché sono recidivi e seriali. Una volta tornati in libertà, infatti, potrebbero tornare a colpire nuove vittime. Il Procuratore della Repubblica Pietro Forno, autore del famigerato Protocollo Forno per l'immediata messa in sicurezza della donna maltrattata. E tanti tanti uomini, sorprendentemente tanti, che avevano subito violenza da parte di una donna. Violenza psicologica. Uomini che hanno subito così tante vessazioni e persecuzioni da ammalarsi chi di ulcera, chi di alopecia precoce, chi di depressione.
Ma almeno sono vivi!
La violenza non ha genere e va combattuta. Comunque!
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